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L‘Arte di Fumare la Pipa: parte II

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L‘Arte di Fumare la Pipa: parte II

30/10/92: Viene votata la legge contro il fumo nei locali pubblici. Ecco il commento memorabile del Gioânn Qui si inseguono ineffabili fantasmi. La mente se ne popola irrorandosi di fantasie sublimi, stranamente propizia la poesia. Un vivace anelito aspira al mio calumet giornaliero con la vita. Il primo fiammifero è sacro come il fuoco tratto dal tempio di Vesta. Per evitare sacrilegi mi servirò da ora innanzi della cicca. Non so quante sigarette mi illuminano la via dei giornali. Me ne portano otto-nove ogni mattina. Poi mi si impone la pausa della doccia. Si avvicina il pranzo. Se riesce lungo, la sigaretta ne ritma i tempi secondo pause insigni, riaccensioni sagge del misterioso focherello che arde nel sangue con l‘ossi-emoglobina. Capita sempre che si offenda un cuoco. Mi scuso lusingandolo: la patina del fumo serve da intercapedine fra il mio gusto troppo intenso e la sua arte troppo sopraffina. E piü non dimandare. Se il cuoco è un famigliare, la giustificazione è prontissima inconfutabile santa: e chi ti dice che non sia proprio la sigaretta il pretesto per una sana e indispensabile ginnastica polmonare? Si tace sugli stimoli mentali. Quelli, io so tenermeli segreti. La sigaretta mi arde tra le dita come una fede. E non si offende mai….. Più anni in giro per il mondo a battere furioso polpastrelli su atleti medio-proporzionali tra gli arrotini e le aquile. I riti dell‘arsione sigarettizia sono i più spicci, quasi automatici. Almeno cento ossessi gomito a gomito spremono affaticate e spesso corrose meningi. Quando le circonvoluzioni non ricevono sufficienti irrorate di sangue, i polpastrelli in angoscia cercano diversivi. La prima risorsa è offerta da sorella sigaretta. Si prende dal pacchetto, si accende il fiammifero, si incendia il tabacco e intanto si aspira come per una liberazione profonda (oh yes). Gli occhi apprensivi si volgono a sogguardare se gli altri – I cani, I nemici – si siano accorti della panne, cioè della sospesa irrorazione sanguigna. Pensino quel che vogliono. L‘ultima cartella verrà. Le idee e gli argomenti ci sono: deve solo riattecchire il motore. Il fumo disegna volute che paiono segnali. La nicotina trae il suo elegante frustino di sadica e sferza le meningi: ecco riapparire pieno gremito lo schermo della fantasia. I polpastrelli fremono. I tasti cantano ticchettando. Il tuo epos di poveri si va ripopolando di eroi. Dell‘umile e prodigiosa droga bruciata in un istante non ricordi nemmeno. (...continua)
di Gianni Brera

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